Gaza: Israele firma l’accordo sulla tregua. Primi ostaggi liberi domenica
TEL AVIV – Alla fine, il gabinetto di sicurezza israeliano ha dato l’ok all’accordo di tregua a Gaza. Contrari si sono espressi gli esponenti dell’estrema destra ultraortodossa, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich.
L’accordo è poi arrivato sul tavolo del governo, accompagnato dall’ennesimo appello di Gvir alle forze politiche più conservatrici affinché fermino la tregua: “Tutti sanno che questi terroristi cercheranno di uccidere di nuovo”. Nel frattempo, però, sia Gaza che Israele si stanno preparando ad attuare quanto concordato nell’accordo di tregua, nonostante i ritardi nell’approvazione da parte del governo di Tel Aviv. Il cessate il fuoco, annunciato dai mediatori a Doha, è attualmente programmato per entrare in vigore domenica alle 12.15 con i primi ostaggi liberi alle 16.
Dovrebbero essere 3 civili, probabilmente donne, il cui nome sarà rivelato da Hamas nella giornata di sabato, 24 ore prima il loro rilascio. In cambio, Israele ha reso note le identità dei primi 95 detenuti palestinesi che potrebbero lasciare le celle israeliane. Si tratta di 25 uomini, tutti di età inferiore ai 21 anni, e di 70 donne. I più giovani hanno 16 anni.
Sono in carcere con le accuse di incitamento, vandalismo, attività terroristiche, tentato omicidio o lancio di pietre o molotov. Una dei nomi più noti che compare nella lista è quello di Khalida Jarrar, membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che negli ultimi anni è entrata e uscita dalle prigioni israeliane.
Il Servizio carcerario dello Stato ebraico ha affermato che effettuerà il trasporto dei prigionieri al posto del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), che ne era stato responsabile durante le precedenti brevi tregue, per evitare “manifestazioni pubbliche di gioia”. In totale, nella prima fase del piano di cessate il fuoco, saranno scarcerati oltre 1700 detenuti palestinesi in cambio di 33 ostaggi. I media riportano che il numero include circa 300 ergastolani, 1000 arrestati a Gaza dall’inizio della guerra e 47 che sono stati riarrestati dopo essere stati inizialmente scarcerati in seguito all’accordo nel 2011 per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit.
Ma anche se la fase uno dovesse realizzarsi senza intoppi non è detto che la tregua tenga. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti avvertito che l’esercito tornerà a combattere con il supporto degli Stati Uniti, nel caso dovesse fallire la fase due che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi e il ritiro completo dell’Idf. Intanto l’Autorità nazionale Palestinese si è fatta avanti e si è detta pronta a assumersi “la piena responsabilità della Striscia di Gaza” una volta entrato in vigore il cessate il fuoco.