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In consiglio regionale il dibattito sulla legge semplificazione

Fondi europei: i timori di Simoncini, l’accusa di Magnolfi

FIRENZE – “I fondi comunitari sono l’unica vera leva per sostenere lo sviluppo e la qualificazione del capitale umano, promuovendo la buona occupazione. Per questo siamo preoccupati dello stato del confronto a livello europeo, soprattutto per i tempi. Sembra ormai impossibile garantire l’operatività a gennaio del prossimo anno”. Lo ha dichiarato l’assessore Gianfranco Simoncini, che ha svolto una comunicazione in Consiglio regionale sulle priorità per il ciclo 2014-2020 delle politiche di coesione.

Simoncini ha spiegato che il punto di equilibrio risultante dal confronto fra gli Stati membri è al di sotto delle esigenze, come riconosciuto dallo stesso Parlamento europeo. Il budget approvato è inferiore di 73 miliardi rispetto alla precedente programmazione, in particolare meno 14 miliardi per le politiche di coesione e meno 13,5 per la Politica agricola comune.

Si apre, inoltre, un lungo percorso (approvazione definitiva del budget, regolamenti, accordi di partenariato, distribuzione delle risorse fra le regioni….), che difficilmente si concluderà con l’operatività prima del settembre 2014.

L’assessore ha precisato che i problemi aperti riguardano le agende digitali, i trasporti, il turismo e la cultura. Le incertezze investono i contenuti degli interventi ammissibili rispetto alle diverse aree, specie quelle più sviluppate, e soprattutto la compartecipazione statale.

“Se infatti sembra certo che le Regioni italiane sulla competitività avranno dalla Ue maggiori risorse intorno a 1.985 milioni, per giungere ad una dotazione di 6.962 milioni per le politiche di coesione – ha sottolineato Simoncini – è ancora aperto il confronto con il Governo, molto importante per la Toscana, perché la compartecipazione statale rappresenta sostanzialmente oltre il 60% dei finanziamenti ai programmi regionali”.

In particolare, il ministro Barca è sembrato disposto ad un’invarianza della contribuzione, ma cambiando gli strumenti, con programmi ‘ristretti’ e piani nazionali aggiuntivi.

Più definito, invece, il quadro degli obbiettivi di fondo, con una forte concentrazione degli interventi ed una programmazione che parte dagli obbiettivi attesi. In dettaglio, per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) mirato alla Coesione, l’80% delle risorse è destinato alla ricerca ed innovazione, sostegno alle piccole e medie imprese, all’efficienza energetica ed alle energie rinnovabili (minimo 20%). Il minimo per le politiche di sviluppo urbano sostenibile è del 5%.

Per il Fondo sociale europeo (Fse), nuovamente l’80% delle risorse deve essere individuato all’interno di quattro delle undici priorità di intervento, definite nei quattro assi fondamentali, con minimo il 20% all’inclusione sociale. “Vogliamo anticipare i tempi e recuperare i ritardi del negoziato europeo, evitando rotture di continuità” ha dichiarato l’assessore, indicando gli strumenti in un confronto informale con il ministero e la Ue su una strumentazione condivisa, anticipando risorse con il collegato alla Finanziaria regionale, utilizzando residui della vecchia programmazione. Questi i filoni fondamentali indicati. Per l’innovazione e lo sviluppo, il rafforzamento delle eccellenze, la qualificazione del sistema produttivo, la reindustrializzazione. Per aumentare la competitività delle piccole e medie imprese, strumenti di ingegneria finanziaria per il credito, aggregazione d’impresa, internazionalizzazione. Ed inoltre, come grande opzione trasversale, priorità ai giovani, alle città ed alle aree intere.

“Sulla nuova programmazione dei fondi comunitari, che è il volano più importante a disposizione della Regione per le politiche a sostegno dello sviluppo, Rossi ha presentato l’ennesimo generico elenco di priorità, declinate in astratto e valide per tutte le stagioni“, ha commentato il presidente dei consiglieri regionali del Pdl, Alberto Magnolfi.

“Si enunciano capitoli di buone intenzioni, ma le vere scelte, ancora una volta, verranno fatte altrove – ha sottolineato Magnolfi -. Dopo questa scontata comunicazione, piena di formule abusate e di luoghi comuni, la Giunta avvierà la concertazione con le organizzazioni della società toscana: si ripeterà il rituale che impone di dare un qualche segno di attenzione, più o meno grande, a tutti. Ciò comporta la rinuncia a governare in termini strategici per privilegiare ancora una volta il metodo della distribuzione di risorse a pioggia: un metodo nefasto che svuota di senso le istituzioni della democrazia rappresentativa e favorisce scelte settoriali e non trasparenti. Questo meccanismo è alla base del grande equivoco toscano, che ha alimentato negli anni un sistema di potere forte anche dei silenzi compiacenti di chi avrebbe dovuto rappresentare una diversa visione degli interessi generali.”

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