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Nel futuro delle Pmi ci sono i minibond

Minibond, nuovo alleato per le piccole e medie imprese

Nel futuro delle Pmi ci sono i minibond
Nel futuro delle Pmi ci sono i minibond

FIRENZE – Quando il credito bancario non basta a finanziare lo sviluppo di un’impresa possono intervenire i minibond. Un tema di particolare attualità affrontato ieri in un interessante dibattito, organizzato dalla Fondazione della Libertà, guidata da Altero Matteoli, Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato. Nei locali dell’Hotel AC a Firenze hanno preso parte alla discussione rappresentanti di istituti bancari e d’intermediazione finanziaria, dell’Associazione industriali di Firenze, della Regione toscana. Il tema è cruciale quanto interessante se si pensa che in Italia, rispetto ai partners di riferimento europei, questo strumento è utilizzato in misura molto minore (circa il 70%) per finanziare lo sviluppo delle imprese, in particolar modo le PMI.

Altero Matteoli
Altero Matteoli

MINIBOND – I Minibond infatti sono uno strumento di finanziamento, sostanzialmente delle obbligazioni create per le piccole e medie imprese italiane, che può consentire a queste di finanziare i propri progetti di sviluppo al di fuori del sistema bancario. Le PMI infatti possono raccogliere i finanziamenti necessari per gli investimenti emettendo i cosiddetti «Mini Bond». La disciplina dei minibond si applica alle piccole e medie imprese , quelle cioè con meno di 250 dipendenti ed un fatturato annuo inferiore a €50 milioni oppure con un totale di bilancio inferiore a €43 milioni. Restano escluse dalla norma le micro-imprese. Si tratta di strumenti finanziari non antitetici con le banche, ma complementari al sistema bancario. Infatti alla costruzione dei minibond debbono concorrere anche figure di operatori finanziari, definiti sponsor. Sono considerati sponsor: banche, imprese d’investimento, SGR, società di gestione armonizzate, SICAV, intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 107 del T.U. bancario, banche autorizzate all’esercizio dei servizi di investimento anche aventi sede legale in uno Stato extracomunitario, purché autorizzate alla prestazione di servizi nel territorio della Repubblica.

PMI – I Minibond non risolveranno tutti i problemi delle Pmi – hanno spiegato i vari relatori – ma sicuramente sono uno strumento dalle importanti potenzialità che le piccole imprese devono cominciare a prendere seriamente in considerazione. Nei prossimi anni, infatti, lo sviluppo dei prestiti bancari per finanziare gli investimenti non potrà soddisfare pienamente il fabbisogno finanziario delle imprese, per cui diventerà fondamentale poter reperire risorse da fonti alternative. È quindi interesse di tutti, banche comprese, creare per le aziende efficienti canali alternativi. I Decreti Sviluppo e Destinazione Italia hanno eliminato alcuni ostacoli normativi e fiscali che rendevano difficoltoso l’accesso a questi strumenti. Oggi la possibilità di finanziarsi con i Minibond è più concreta, hanno affermato gli intervenuti; prima le imprese non quotate in borsa avevano molte difficoltà normative per accedere al mercato obbligazionario. Secondo l’Aifi (Associazione intermediari finanziari) in Italia sono stati fino ad oggi creati 22 fondi specializzati in Minibond, che potrebbero nel 2014 finanziare le mini imprese per 3-4 miliardi.

In conclusione Matteoli ha ricordato di aver sostenuto anch’egli in Parlamento l’approvazione di questi nuovi strumenti, che consentiranno non solo nuove forme di finanziamento per le piccole e medie imprese, ma costituiranno anche un esempio da seguire per la costruzione di nuove infrastrutture. In futuro molto difficilmente lo Stato potrà trovare tutti i finanziamenti pubblici necessari, e sarà quindi necessario che questi fondi vengano reperiti attraverso il mercato e i nuovi strumenti a disposizione delle imprese.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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