Firenze, il fascino intramontabile di «Ultimo harem»
FIRENZE – Non si appanna il fascino de «L’ultimo harem», che ha inaugurato il decimo anno di repliche al Teatro di Rifredi. Teatro pieno e spettatori incantati dalle affabulazioni non prive di ironia della grande Serra Yilmaz, nota al pubblico italiano per le interpretazioni nei film che resero famoso Ozpetek. Complice del successo, l’insolita disposizione scenica, col pubblico non distante in sala, ma dentro l’harem, su una tribuna coperta di cuscini e tappeti costruita su tre lati del palco. Si entra mentre già Serra Yilmaz recita a bassa voce in turco, tra vapori profumati e luci basse. L’atmosfera è già creata fin dai primi minuti.
Il regista Angelo Savelli, fondatore della compagnia «Pupi e Fresedde» riconosciuta come Teatro Stabile d’Innovazione, ha costruito, fondandosi su un accurato lavoro di documentazione preparatoria, uno spettacolonon banale, in cui l’harem «non è tanto una cinta di mura invalicabili quanto piuttosto un luogo dello spirito, un’attitudine vischiosa e pericolosa in cui cadere prigionieri, sia ieri che oggi, sia in Oriente che in Occidente, sia uomini che donne», tant’è che da un harem vero e proprio, l’ultimo, quello del sultano Abdul-Hamid alla vigilia della sua abdicazione nel 1909, si scivola in un micro-harem domestico di cent’anni dopo, essenzialmente metaforico.
La trama. Una sera del 1909 ad Istanbul, nell’harem del palazzo di Yildiz, Humeyra, seducente circassa che potrebbe divenire la favorita, insieme a Seza l’anziana guardiana ed a Sumbul il capo degli eunuchi imperiali, attende la prima visita del sultano Abdul-Hamid. Seza le insegna l’arte dell’affabulazione, più efficace per catturare il favore degli uomini del semplice sesso, e si inserisce qui «La storia dell’orafo Hasan e della donna con le ali» tratta dalle «Mille e una notte». Intanto fuori dal palazzo la rivolta dei Giovani Turchi infuria e porta al declino del sultano e di tutta la dinastia ottomana. Quello di Yildiz è l’ultimo harem. Nasce la Turchia moderna, quella laica e filo-occidentale di Ataturk. Quasi cent’anni dopo, in una qualsiasi città della Turchia, la dimessa casalinga Nebilè e la vivace, ma sempre casalinga, Guzin, sognano improbabili fughe dalla noiosa prigione domestica. Guzin, reduce da una seduta spiritica, si confronta oniricamente con l’immagine di Marilyn Monroe, giganteggiante figura femminile al confronto della piccolezza a cui lei viene ridotta dai suoi rapporti sentimentali. Contemporaneamente Nebilè compie una sua surreale e simbolica missione: fuggire dal suo stantio ménage attraverso un tunnel scavato con una forchetta sotto lo sgabuzzino delle scope. Si ritroverà nell’appartamento accanto, in una camera oscura per fotografie, dove sarà accudita amorevolmente, ma anche relegata, da un amante/padrone. In piccolo, un nuovo inedito harem.
Su questo spettacolo da record (il più rappresentato del dopoguerra a Firenze) è stato confezionato un bel libro, edito da Titivillus, che ne racconta la storia, riportando l’intero testo e un’ampia scelta di belle foto di scena. Verrà presentato ufficialmente sabato 15 marzo alle ore 12 al Teatro di Rifredi. Qui Angelo Savelli ha scelto di far parlare solo donne («Donne con le ali» è il titolo dell’incontro). Parteciperanno le attrici dello spettacolo, Serra Yilmaz e Valentina Chico, la docente di letteratura turca Ayse Saraçgil, che ha fornito fin dall’inizio la sua consulenza e il suo aiuto, la giornalista Valentina Grazzini. Attese il ministro Maria Elena Boschi e l’assessore regionale Sara Nocentini.
Info: Teatro di Rifredi via Vittorio Emanuele II, 303 – 50134 Firenze tel 055 4220361/2 www.toscanateatro.it