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La sicurezza? Non lasciamola ai politici

Si è scritto che il dibattito politico sta trascurando il problema della sicurezza. (vedi) E’ indubbio che esimersi, nell’attuale frangente della vita sociale, dall’occuparsi di come si possa arginare il permanente ed allarmante livello di criminalità, di tutta evidenza anche in Toscana, sia da irresponsabili. Ma è vero che i movimenti politici attuali ignorano la particolare tematica? Ne abbiamo cercato conferma nelle proposte elettorali dei partiti che alle recenti elezioni sono risultati i più votati.

In effetti nel programma del M5S ordine e sicurezza pubblica non sono in alcun modo considerati. Che ritengano la questione trascurabile e gli eventi, pur negativi, ad essa correlati di livello marginale e non degni di una qualsiasi iniziativa politica?Può essere. D’altra parte quella straordinaria scorciatoia alla povertà, come il direttore del Corriere della Sera ha definito il progetto di Grillo, elude molti e rilevanti aspetti complicati, per concentrarsi solo su alcuni temi che di sicuro incontrano sensibilità più attinenti all’antipolitica. Senza tener poi conto che esprimersi comporta scoprire le intenzioni e magari dover rinunciare al suffragio di tutti quei moderati che hanno inteso dare un voto di protesta senza nemmeno preoccuparsi degli orientamenti dei candidati.

Ben diverso è il caso del Pd che dedica all’argomento una corposa documentazione programmatica. Dobbiamo al riguardo rilevare che si tratta di un sunto in cui, accanto a propositi ragionevoli, è purtroppo agevole reperire talune obsolete impostazioni ideologiche. In sostanza la diffusa insicurezza sarebbe per lo più il frutto di propagande ossessive, mentre la delittuosità degli stranieri viene presa in esame nell’ambito dell’assai più complesso fenomeno dell’immigrazione e non già come problema di criminalità, come se un reato commesso da un soggetto non italiano meritasse vaglio e trattamento particolare.

Riemerge altresì una non sopita allergia alle uniformi, espressa con la contrarietà ad ogni misura di cosiddetta militarizzazione del territorio. Sembra insomma di assistere alla ripresa di una lunga marcia che, guarda caso, intende passare anche per la smilitarizzazione delle forze di polizia oggi ad ordinamento militare mirando, si ascolti bene, a conferire maggiore dignità agli operatori delle forze dell’ordine. Forse gli estensori non sono al corrente che carabinieri e poliziotti sono al vertice della considerazione sociale e della scala di gradimento tra la cittadinanza; essi ne sono consapevoli e non sarà certo qualche euro in più che potrà confermare il diffuso apprezzamento di cui godono, bensì il loro perseverare nell’impegno e dell’efficienza di cui hanno dato finora ampia prova.

Il programma del Pdl prevede invece un’elencazione di più organiche e concrete misure atte ad affrontare con una certa determinazione la difficile situazione odierna. Non è diverso da quanto prefigurato da tutte le compagini di centrodestra in occasione delle più recenti consultazioni elettorali. Salvo trovare poi applicazione blanda e/o minimale in una prassi amministrativa di scarsa personalità, dove il politico ha finito per farsi gestire da vertici di burocrazie autoreferenti, quando non refrattarie all’attuazione di politiche innovative.

Stando così le cose è amaro concludere che se la politica ignorasse il problema sarebbe forse meglio. Quanto meno si eviterebbe di condizionare l’efficienza e l’affidabilità che, nonostante le notevoli difficoltà, prefetti, questori e forze dell’ordine in generale oggi dimostrano.

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