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Nazionale, Prandelli gelido: «Rossi sapeva che non l’avrei portato in Brasile»

Cesare Prandelli in mezzo a Giancarlo Abete, presidente federale, e Demetrio Albertini. In basso Buffon
Cesare Prandelli in mezzo a Giancarlo Abete, presidente federale, e Demetrio Albertini. In basso Buffon

PERUGIA – E’ rabbuiato, Cesare Prandelli. O addirittura stizzito. Obiettivi della sua seccata reazione Pepito Rossi e Mattia Destro, i giocatori esclusi dall’elenco dei ventitre che partiranno per il Brasile. E che non hanno gradito. Parla a Perugia, il ct, alla vigilia dell’ultima partita, domani con il Lussemburgo, prima del volo in Brasile. Attacca Rossi dicendo che lui sapeva che non sarebbe stato inserito nella lista dei 23 da presentare alla Fifa. E prima ancora che i giornalisti gli possano chiedere che senso aveva chiamarlo fra i 30 se il suo destino era segnato, arriva la spiegazione di Prandelli: ”Con Rossi mi sono incontrato a Coverciano, il 7 maggio scorso, e sono andato da lui con l’intenzione di dirgli che non era nei 30, ma in un secondo momento ho immaginato che la sua potesse essere una bella storia da raccontare…”.

Un attimo di pausa, quindi il seguito: “A Rossi ho detto subito che non era nei 23, gli ho anche detto che la mia era una decisione sofferta, perchè lui è un giocatore importante, forte, con il quale abbiamo trascorso momenti straordinari, ho accettato questa sua sfida forte, bella, ma gli ho detto due volte dopo la partita contro l’Irlanda che non era nei 23”.

E ancora: “Ricordate quando dissi che a prescindere Rossi aveva già vinto la sua battaglia? Prima dell’ultima partita l’ho chiamato e gli ho spiegato che da lui volevo vedere qualcosa di più in campo. Quei gesti che un giocatore fa quando ha subito un forte trauma. Volevo vedere un attaccante. Ma non ho visto quello che volevo vedere. Mi rendo conto che la mia è una grande responsabilità nei confronti della Fiorentina, dei tifosi viola, di tutti. Il rischio è grande ma con lui sono stato chiaro e gli ho comunicato che non aveva completato il percorso di guarigione”.

Spiegazione singolare. Significa che la convocazione di Pepito Rossi con i 30 di Coverciano era solo un gioco, un gesto a suo modo benevolo verso un giocatore sfortunato per l’incidente di gennaio, e che non sarebbe mai salito sull’aereo per il Brasile? E allora perché insistere in una preparazione massacrante>? Perché far dire al medico, dottor Enrico Castellacci, che Pepito stava bene e che la scelta era solo tecnica? Se Prandelli non credeva nel recupero di Rossi, oppure non aveva fiducia nelle sue possibilità attuali perché sottoporlo a una pressione che sarebbe stata comunque inutile?

Il ct, persona seria e preparata, stavolta non convince. E la vicenda Rossi rischia di pesare sulla spedizione azzurra in Brasile. Anche in maniera determinante se le cose non dovessero andar bene. Infatti, dopo aver detto di essere rimasto deluso anche da Mattia Destro della Roma, che non ha voluto accettare il ruolo di riserva viaggiante, da depennare della lista alla vigilia del debutto nel Mondiale contro l’Inghilterra, Prandelli si dev’essere reso conto che il caso Pepito doveva essere gestito in maniera diversa. Detto fuori dai denti: nessun ct delle nazionali impegnate in Brasile avrebbe rinunciato a un giocatore come il Fenomeno. Utilissimo anche in panchina. La sua esclusione rischia di essere un macigno su tutta la comitiva. Se l’Italia non dovesse brillare verrà spontaneo dire: se ci fosse stato Pepito…

Così come pesò, quasi 40 anni fa, la scelta del ct dell’epoca, Edmondo Fabbri, di non portare ai Mondiali d’Inghilterra Gigi Riva. L’Italia venne eliminata dalla Corea. In altre occasioni, invece, le esclusioni eccellenti non hanno influito e l’Italia ha addirittura vinto il Mondiale. Per le fortune azzurre c’è da sperare che Prandelli abbia avuto intuizioni felici, come a suo tempo ebbero Enzo Bearzot (Spagna 1982) e Marcello Lippi (Germania 2006). Perché anche se il nonno di Rossi, arrabbiato con Prandelli, ha dichiarato di voler tifare Stati Uniti, Pepito spera di vedere gli azzurri vincere.



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