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La palude delle onlus: il libro-denuncia di Giovanni Moro scuote l’ambiente

onlus_rangerUniversità private e doposcuola per ragazzi di quartieri degradati, raffinati ristoranti-club e mense per poveri, cliniche specializzate nella riabilitazione – al top della qualità ma con costi non a tutti accessibili – e associazioni di volontari che assistono gratuitamente disabili o malati terminali: che cos’hanno in comune imprese così distanti, se non addirittura antitetiche?

Lo spiega un recente libro di Giovanni Moro, “Contro il non profit”: sono tutte onlus. Basta dire non profit e si pensa subito ad attività caritatevoli e socialmente benemerite, al di sopra di ogni sospetto o critica (chi oserebbe sparare sulla Croce Rossa?). Ma la realtà è ben diversa, come mostrano le coppie di esempi sopra citati: al secondo posto stanno le iniziative umanitarie, al primo quelle che, pur non avendo con la beneficenza alcun rapporto, godono del cosiddetto “effetto alone”, ossia fruiscono abusivamente del consenso – e soprattutto dei privilegi – che dovrebbero essere riservati al vero non profit. Si tratta di vantaggi tutt’altro che irrilevanti: regime tributario di favore, accesso al 5 per mille, possibilità di ricevere contributi e donazioni. Così, all’ombra della filantropia, sono nati i funghi velenosi, puntualmente elencati da Moro: frodi ai danni dello stato; truffe ai danni dei donatori; casi, tutt’altro che infrequenti, di fondi destinati alle onlus e finiti in tasca agli amministratori delle stesse; violazione degli standard di qualità e di sicurezza nella gestione dei servizi; rapporti di lavoro irregolari (lavoro nero mascherato da volontariato). Senza parlare delle vere e proprie collusioni con cosche criminali. Insomma, un panorama inquietante, dove si scopre che nel non profit, spesso, qualcuno trae indebiti profitti. Si aggiunga il fatto che, in epoca di crisi, il “terzo settore” si è dilatato in maniera abnorme, trasformandosi in un Golem gigantesco e sempre più fuori controllo. Si pone allora una questione della massima importanza: «chi controlla, su che cosa, in che modo, con quali effetti». Occorrono nuove leggi? Regole più severe? Non a torto, Moro esprime scetticismo. Chi conosce la situazione sa bene che l’incremento dei controlli non risolverebbe alcunché: sarebbe solo “un alibi per non andare al cuore del problema, che è la stessa invenzione del non profit”.

«Il non profit non esiste», conclude l’autore. Che peraltro, dopo aver dipinto questo quadro allarmante, non si sottrae alla domanda «e allora, che fare?», avanzando qualche ragionevole proposta. Ma l’importante è che si prenda finalmente coscienza dell’esistenza di questo fenomeno che, annidato in un’economia già stremata, può avere effetti non certo positivi.


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