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Oggi, 200 anni fa, nascevano i Carabinieri. Luci e ombre di una ricorrenza

Carabinieri Piazza di Siena

Il 13 luglio 1814, duecento anni fa esatti, nasceva l’Arma dei Carabinieri. Li volle Vittorio Emanuele I di Savoia, re di Sardegna, appena rientrato in Piemonte dopo la caduta di Napoleone. In poco più di un mese – dal giugno al luglio 1814 – fu stilato un «Progetto di istituzione di un Corpo militare per il mantenimento del buon ordine», vista l’assoluta necessità di garantire sicurezza sul territorio, dopo il disfacimento dell’impero napoleonico.

Sul modello della gendarmeria francese l’organizzazione del corpo come pure l’etimologia del nome arriva d’oltralpe. Per «carabiniere» si intendeva in origine un cavaliere scelto, armato di carabina, arma da fuoco considerata più potente, versatile ed efficace tra le altre dell’epoca in uso alla fanteria. Già un militare scelto dunque rispetto ad altre specialità dell’esercito.

Regie Patenti

Fu con la promulgazione delle «Regie Patenti», firmate dal re il 13 luglio 1814, che vide la luce il «Corpo dei Carabinieri Reali». Nel preambolo dello storico documento si leggono le finalità: «Per ristabilire ed assicurare il buon ordine, e la pubblica tranquillità, che le passate disgustose vicende hanno non poco turbata a danno dei buoni e fedeli Nostri sudditi, abbiamo riconosciuto che sia necessario mettere in atto tutti quei mezzi, che possono essere confacenti per scoprire e sottoporre al rigore della Legge i malviventi ed i male intenzionati, e per prevenire le perniciose conseguenze, che da simili soggetti, sempre odiosi alla Società, possono derivare a danno dei privati cittadini, e dello Stato». Lo scopo è dunque «stabilire una direzione generale di Buon Governo, specialmente incaricata di vigilare al mantenimento della sicurezza pubblica e privata, e di affrontare quei disordini, che potrebbero turbarla».

«Abbiamo pure ordinato –proseguiva Vittorio Emanuele I di Savoia – la formazione (che si sta compiendo) di un Corpo di militari, distinti per buona condotta e saggezza, chiamati col nome di Corpo dei Carabinieri Reali. Essi avranno le speciali prerogative, attribuzioni, ed incombenze finalizzate allo scopo di contribuire sempre più alla maggiore prosperità dello Stato, che non può essere disgiunta dalla protezione e difesa dei buoni e fedeli Sudditi nostri, e dalla punizione dei colpevoli».

Una storia bicentenaria che vede il carabiniere impiegato su più fronti: dalla difesa del territorio a fianco delle altre truppe dell’esercito, alla quotidiana, costante e silenziosa presenza in mezzo alla popolazione per garantirne la sicurezza.

Già nel 1861 i Carabinieri diventarono «Arma», raggiungendo il rango delle suddivisioni principali del Regio Esercito, come fanteria, artiglieria, cavalleria. Vennero anzi definiti la prima Arma dell’Esercito, tanto che da allora divennero «l’Arma» per antonomasia, appellativo ancora oggi usato molto spesso per definirli. Ecco perché l’appellativo «Arma dei Carabinieri» o più semplicemente «l’Arma».

Dal 31 marzo 2000, i carabinieri – fino ad allora parte integrante dell’Esercito – vengono elevati a rango forza armata autonoma nell’ambito del Ministero della Difesa. Questo permise anche ai Carabinieri di avere –per la prima volta – come comandante generale un ufficiale proveniente dai propri ranghi. Nonostante questa veste autonoma, in base alla normativa ancora vigente, non è però ancora consentito alla nuova forza armata di poter ricoprire, con un proprio militare, il ruolo di capo di stato maggiore della Difesa, da cui dipendono tutte le tre «storiche» forze armate: Esercito, Marina, Aeronautica. Un passo ancora «troppo lungo» secondo alcuni, che non hanno mai visto di buon occhio che il capo di una forza militare di polizia (quali sono e restano i Carabinieri) possa avere il comando diretto su tutte le forze armate del paese.

Un problema che oggi è solo accantonato ma non eliminato, e che non è escluso possa ripresentarsi alla prima favorevole occasione. Sempre che prima non esca dal letargo l’altro problema venuto fuori qualche anno fa ma opportunamente messo nel cloroformio: la possibile «fusione» tra Polizia e Carabinieri (c’è chi parla di «scioglimento» dei secondi e del loro assorbimento nella Polizia di Stato): ufficialmente nel rispetto del trattato europeo di Velsen del 2007 che stabilisce la nascita di una Gendarmeria europea unica, ancora oggi in fase embrionale. Ma in realtà per un (almeno presunto) problema di costi e di ottimizzazione di risorse impiegate per la sicurezza sul territorio. E naturalmente di potere.

Così addio autonomia dell’Arma e addio ai suoi 200 anni di storia? Non facciamoci illusioni. Passata la ricorrenza del Bicentenario deli Carabinieri non è affatto escluso che la questione torni alla ribalta, mettendo decisamente in ombra le luci della festa. Ma prima di farsi sciogliere c’è anche da scommettere che i militari dell’Arma venderanno cara la propria pelle. E questo non farà bene a nessuno. Neppure alla spending rewiew.


Sandro Addario

Giornalista

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