Ferragosto in Atlantico per il Durand de la Penne, tra balene e il pensiero ai Marò bloccati in India
NORD ATLANTICO – Come preferisce essere chiamato? Comandante o Don Daniele? «Tutti mi chiamano Don. E a me va benissimo». Il capitano di fregata Daniele Benecchi, 54 anni, un accento parmense mai rinnegato, è il decano dei cappellani militari della Marina. Dopo 16 anni di imbarco è da poco più di un anno il «parroco» dell’Accademia Navale di Livorno. Dal 14 luglio sta seguendo i «suoi» allievi della 1ª classe nella campagna estiva a bordo del cacciatorpediniere Durand de la Penne.
CAPPELLANO – Evangelico ma efficace il cartello sulla porta della sua cabina: «Bussate e vi sarà aperto». Con quasi 400 persone a bordo, il lavoro non gli manca certo. Uno sfogo, un consiglio, uno scambio di opinione. Tutto aiuta quando si è per mare, lontani da casa. Ma anche in Accademia, «dove siamo io e il barbiere le uniche persone con cui parlare in modo informale senza problemi di gerarchia» dice sorridendo. Soprattutto per i giovani cadetti la sua presenza discreta e il suo sostegno possono essere determinanti per affrontare con la migliore tranquillità possibile gli impegni particolarmente duri del 1° anno, quando non mancano i momenti di incertezza e di fragilità. «La soluzione – dice il Don – è parlare con franchezza all’allievo perché prenda definitivamente coscienza di quello che vuol fare».
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PREGHIERA – Ieri era Ferragosto. Messa alle 10 nell’hangar dell’elicottero a bordo del Durand de la Penne, durante la navigazione in Oceano Atlantico a circa 60 miglia a ovest delle coste francesi in direzione dello stretto di Gibilterra. «Nel giorno dell’Assunzione di Maria in cielo, rivolgiamo una preghiera particolare per Massimiliano La Torre, Salvatore Girone e per le loro famiglie perché non si lascino scoraggiare e riescano a mantenere sempre fiducia e speranza». Non perde occasione don Daniele per ricordare una delle ferite ancora aperte nei cuori di tutti i marinai, di fronte ad una fine sempre più lontana della loro vicenda, che li tiene bloccati in India dal febbraio 2012.
MISSION – Suggestiva cornice della messa è il coro degli allievi dell’Accademia e le parole, davanti a tutto l’equipaggio sugli attenti, del vice capo corso Manfredi Cartocci, 20 anni fiorentino, che legge la preghiera del marinaio che si conclude con: «Benedici nella cadente notte il riposo del popolo, benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare». Scritta dal Fogazzaro nel 1901, ben sintetizza a distanza di un secolo la «mission», ancora attualissima, della Marina italiana: garantire sicurezza ai cittadini di una nazione quasi tutta circondata dal mare.
BALENE – Il cacciatorpediniere de la Penne scorre silenzioso in direzione sud verso la Spagna. In una giornata in cui si rivede finalmente il sole e il mare ha deciso di tornare ad essere quasi calmo, si scorgono in acqua branchi di cetacei con i loro classici spruzzi d’acqua. Una manna per chi è di guardia in plancia. Sembrano quasi «scortare» la nave per qualche tratto, pronti ad immergersi quando il fotografo li ha finalmente centrati nell’obiettivo. Una gara continua. Sono definiti «balenotteri comuni», forse un po’ riduttivo per chi li vede la prima volta in mare aperto.
MENSA – La «mensa generale» a Ferragosto viene svolta eccezionalmente sul ponte di volo, anziché nelle vari locali sottocoperta. Un’occasione conviviale anche per tutto l’equipaggio non di guardia, che così può «staccare» dai rigidi ritmi di tutti i giorni.
CREPUSCOLO – La sera al crepuscolo il ponte di volo torna ad affollarsi degli allievi dell’Accademia. È il momento ideale per fare il punto con il sestante, attraverso l’osservazione delle stelle ed il calcolo della loro posizione rispetto all’orizzonte. Prima del tramonto c’è troppa luce e non si vedono le stelle, di notte c’è buio e non si vede l’orizzonte. Ecco quindi la necessità di operare durante il crepuscolo (sia dopo il tramonto che prima dell’alba) per addestrare gli allievi a calcolare la posizione della nave, secondo i tradizionali sistemi di sempre. È vero che oggi c’è il Gps, ma è bene non fidarsi mai troppo. Un marinaio non se lo può permettere.
(Continua – 4)
ARTICOLI PRECEDENTI:
14 ago 2014 –Lungo il Tamigi con il cacciatorpediniere «Durand de la Penne» sulle rotte di Nelson
15 ago 2014 – Professione cadetto di Marina: “Così costruiamo il nostro futuro a 20 anni”
ANNA
I vostri articoli sono stati per me una piacevole scoperta. Mi aiutano a seguire in ogni momento la Campagna Addestratriva di mio figlio e dei suoi compagni di corso.
anita
Grazie infinite per questi articoli che ci fanno navigare con i nostri figli e ci rendono partecipi dei loro momenti di vita.
Massimo Pratellesi
Grazie alle vostre notizie sappiamo qualcosa in più della vita dei nostri figli a bordo del Durand de la Penne. Non potevamo desiderare di meglio di un giornalista fiorentino a bordo della nave. I fiorentini a bordo sono diversi più alcuni toscani e siamo certi che si faranno valere. Ieri poi era il compleanno di mio figlio e regalo migliore lei non poteva farlo alla sua famiglia che ha letto i suoi articoli.
Grazie e buona navigazione! Massimo Pratellesi