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Le pensioni, caro Rossi, non sono regali. Ma lei riduca i suoi 6mila euro netti al mese

Rossi in visita alla scuola
Rossi in visita alla scuola “P. Balducci”

Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi si è espresso più volte sulla questione delle cosiddette pensioni d’oro, auspicando che siano ridotte quelle oltre i 3.000 euro mensili per garantire maggior giustizia sociale. In occasione dell’inizio dell’anno scolastico, presentatosi all’Istituto P. Balducci di Firenze, ha rincarato la dose: «Spero che nella finanziaria ci siano degli impegni precisi per risolvere la situazione dei precari. Nello Stato ci sono tanti dirigenti che guadagnano abbastanza. Sono per la redistribuzione della ricchezza, visto che le risorse sono poche. Ci sono pensioni con vitalizi assolutamente inconcepibili, 33 mila persone riscuotono una pensione cosiddetta d’oro, sopra i 6.000 euro. Spesso sono pensioni non basate sul contributivo, ma sullo stipendio dell’ultimo anno e dell’ultimo mese. Si potrebbe dare una sforbiciata ai redditi piu’ alti e si garantirebbero alle persone che lavorano da tanti anni nella scuola di diventare stabili, di avere ferie e malattie retribuite e anche di avere retribuito il periodo estivo. Ne guadagnerebbe complessivamente tutta la scuola. Mi auguro, anzi, sono sicuro che l’impegno del governo non mancherà».

PENSIONI – Rossi torna sull’argomento, in merito al quale, da ex comunista, ha sempre sostenuto che il Governo deve intervenire sulle pensioni dei ricchi (questa volta superiori ai 6.000 euro al mese) per aiutare chi ha difficoltà a trovare lavoro, chi è disoccupato, chi si trova in situazione di disagio. Credo che il Governatore dovrebbe chiarirsi meglio le idee sia dal punto di vista dell’equità che di quello del diritto. La pensione è una sorta di retribuzione differita, che chi ha lavorato per una vita ha risparmiato in vista della vecchiaia. Gli assegni che percepiscono i pensionati non sono un grazioso regalo della società, ma soldi messi da parte dallo stesso lavoratore. Che invece di averli, tutti e subito, in busta paga, ha accettato di riscuoterli, un po’ alla volta, in età più avanzata. Levarglieli, per qualsiasi motivo, è un furto.

CORTE COSTITUZIONALE – Non basta. Dal punto di vista giuridico, la tesi portata avanti da Rossi è stata già smentita molto autorevolmente. Giudicando sui contributi di solidarietà introdotti, solo sulle pensioni, dal governo Monti, la Corte Costituzionale ha stabilito la loro incostituzionalità La sentenza n. 116/2013 depositata il 5 giugno, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del prelievo sui redditi da pensione superiori a 90mila euro, pari al 5% della quota superiore a questo tetto per gli assegni fino a 150mila euro, al 10% fino a 200mila euro. Il contributo ha natura tributaria, ma non garantisce il «rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi» ai soli pensionati, e risulta pertanto «un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini». E quindi il Presidente non riconosce l’autorità della Corte e il primato della Costituzione?

DIRIGENTI – Inoltre Rossi fa riferimento ai guadagni, a suo avviso abbondanti, dei dirigenti statali. Ma perché non guarda prima in casa sua, ai guadagni abbondanti dei dirigenti regionali? Se dovesse esserci una riduzione attraverso la leva fiscale , dovrebbe esserci per tutti in proporzione, come stabilisce il dettato costituzionale.

GIUNTA COSTOSA – Quindi se il Presidente vuol venire incontro alle persone che si trovano in situazione di disagio può benissimo proporlo, ma per farlo deve suggerire di intervenire su tutti i tipi di redditi, anche sul suo assegno, e non sulle sole pensioni. Comincino a dare l’esempio le regioni eliminando i vastissimi sprechi e le spese per una miriade di Presidenti, Assessori, Consiglieri e consulenti. E limitando gli sprechi nella sanità, e di questo la regione toscana dovrebbe saperne qualcosa, viste le inchieste in atto. E perché Rossi non dà il buon esempio eliminando il peso di 8 assessori nella sua giunta, che invece di essere componenti esterni potrebbero essere pescati fra i Consiglieri? Ogni assessore costa, in media, 1 milione per legislatura: quindi sarebbero già 8 milioni risparmiati, in cinque anni, da destinare al disagio sociale. E naturalmente c’è il suo stipendio, circa 6 mila euro netti al mese, che potrebbe essere ridotto. E allora, prima d’ipotizzare espropri proletari travestiti da operazioni di giustizia sociale, il Governatore dovrebbe studiare la genesi delle forme di previdenza sociale, in Italia, e non cedere all’impulso di avventurarsi in un’ormai desueta (e del tutto ingiustificata) lotta di classe.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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