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Vito Marchiani

Uil, Marchiani sfida Rossi: “Tagliare la burocrazia, non i servizi”

Vito Marchiani
Vito Marchiani

FIRENZE – Sarà una Uil Toscana più semplificata, funzionale, presente sul territorio. Dove non è riuscito il governo centrale, ci prova il sindacato guidato dal segretario generale Vito Marchiani: via i 10 organismi provinciali che coincidono alle attuali province, sostituite con quattro strutture – che si chiameranno Camere Sindacali Territoriali (Cst) – corrispondenti alle quattro grandi aree toscane. In pratica si uniranno le Uil di Firenze-Prato-Pistoia, Livorno-Pisa, Arezzo-Siena-Grosseto, Lucca-Massa Carrara.

“Si tratta di uno snellimento importante – spiega Vito Marchiani – che porterà benefici a tutto il sindacato. Una struttura più snella significa anche meno costi e più vantaggi per gli iscritti. D’altra parte abbiamo combattuto e stiamo ancora combattendo una battaglia per abbattere i costi impropri della politica. Ebbene, noi cominciamo da noi stessi”. Ma, avverte il segretario, accorpamento non farà rima con accentramento. “La nostra presenza nel territorio e nei luoghi di lavoro non sarà ridotta, ma mantenuta e ulteriormente rafforzata con l’investimento di altre tre sedi operative, in Versilia, ad Empoli ed nella Toscana del sud”.

Una snellimento delle strutture che risponde a una logica di riordino e contenimento dei costi. la stessa logica che la Uil Toscana ha cercato di imporre, attraverso il dibattito, alla politica e ai suoi costi. Negli ultimi 2 anni è stato questo l’impegno della Uil, per una battaglia che investe anche e soprattutto la nostra regione, visto che mantenere la macchina della politica e i suoi ingranaggi costa in Toscana oltre 1,16 miliardi di euro all’anno, tra spese dirette e indirette. Il che, tradotto, significa che i circa 2,1 milioni di contribuenti toscani pagano a testa 541 euro all’anno per “mantenere”, a tutti i livelli (dalla Regione, alle Province ai Comuni) la complessa macchina amministrativa locale. I dati risalgono al 2011 e da allora la situazione non è variata in maniera significativa, né sono state messo in campo politiche adeguate perché questo avvenisse.

“Fin da subito – spiega Marchiani – abbiamo presentato proposte concrete su che cosa doveva e poteva essere tagliato da subito per creare benefici, risparmio e soprattutto per restituire reputazione e dignità al nostro sistema politico. Tutti i partiti, ed anche qualche collega degli altri sindacati, ci hanno subito accusato di demagogia e di antipolitica. Oggi possiamo dire, senza ombra di dubbio, che questo problema è diventato tema nazionale e generale. La sostanza, però, resta la stessa: rinviare, non fare nulla sperando che con l’assuefazione tutto venga presto dimenticato. La vicenda del “riordino delle province” ne è un chiaro esempio: legge approvata con previsione di decreti attuativi che non sono stati approvati! L’ultimo, quello definitivo, è stato affossato dai partiti, tutti, con la complicità del Governo Monti, che, contemporaneamente, hanno approvato una legge di stabilità che ha rinviato tutto, anche ciò che era stato deciso di fare alla fine di quest’anno”.

Una riflessione, questa, che non può non intrecciarsi con lo scenario, confuso e caotico, della politica nazionale uscito dalle urne. “Dall’analisi del risultato elettorale emerge con chiarezza che il mondo del lavoro in gran parte ha votato il Movimento 5 Stelle con la conseguenza che il centrosinistra ha perduto la capacità di restare di riferimento politico del mondo del lavoro – è il pensiero di Marchiani –. Non si tratta solo di un voto di protesta ma dell’espressione di una grande sfiducia nella politica per la sua incapacità di affrontare e risolvere i problemi. I media hanno attribuito al debito pubblico la responsabilità della nostra crisi ed hanno amplificato la necessità di fare sacrifici. Da questo ne è derivato l’aumento della pressione fiscale, centrale e periferica, con l’aumento dell’Iva, con l’odiata Imu, con la crescita delle addizionali regionali e comunali, della fiscalità provinciale, con l’aumento eccessivo delle tariffe sui servizi essenziali, l’elevato aumento di tutti i tickets e dei costi per le prestazioni sanitarie che sono state drasticamente ridotte. A questo si sono aggiunti il blocco degli stipendi pubblici, una odiosa controriforma pensionistica ed una assurda legge sul lavoro del Ministro Fornero. Mentre nulla è stato fatto per la crescita dell’economia, per difendere il lavoro e per ridurre la spesa pubblica, soprattutto i costi del sistema politico che, anche durante la crisi, ha continuato a sperperare il denaro pubblico”.

Tornando ai problemi di casa nostra, la Toscana, il segretario Marchiani la riserva alla sanità toscana, il cui stato finanziario non può non destare forti timori per il futuro. “Abbiamo respinto tutte le proposte di ulteriori tagli e soppressioni al servizio sanitario regionale – attacca Marchiani – e, proprio per questo abbiamo anche interrotto i rapporti con la Regione Toscana sulla politica della salute e, poiché i tagli sono stati molto superiori alla riduzione dei fondi da parte del Governo, abbiamo la certezza che sulla sanità toscana ci sia una situazione insostenibile e molto più grave di quella che ci era stata illustrata. Come dimostrato anche dai dati sui bilanci delle Asl, non soltanto a Massa Carrara ma anche a Siena, Pistoia e, forse, anche nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi. Pretendiamo verità, la sanità non è cosa loro! È un diritto di tutti.”

E Marchiani conclude così: “La Corte dei Conti sta agendo assurdamente contro i lavoratori e le Rsu del Comune di Firenze, contro coloro che non hanno alcuna colpa, ma come si comporterà con i Manager delle Asl, e con gli altri che ne sono stati complici e suggeritori? È bene che venga avviato un procedimento con la richiesta la restituzione dei soldi sprecati delle malversazioni e che sia sconfitta la politica che per fare cassa sta pregiudicando la salute ed il reddito delle persone che lavorano e vivono in Toscana”.

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