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Tfr al 50% in busta paga per tre anni: ecco la nuova proposta di Renzi

Renzi e Padoan
Renzi e Padoan

Il Governo Renzi è sempre in cerca di qualche formula valida per provare a rilanciare i consumi e far muovere un’economia totalmente stagnante. Considerato che i tanto pubblicizzati 80 euro di sconto Irpef non sono stati sufficienti allo scopo, l’esecutivo studia il modo di affiancare questa misura con altri interventi. Allo studio dello staff di palazzo Chigi e del ministero dell’Economia ci sarebbe il trasferimento in busta paga per i lavoratori del 50% del Tfr, mentre il restante 50% continuerebbe ad essere accumulato dall’azienda.

TFR – Il Trattamento di Fine Rapporto è la ‘liquidazione”‘ una retribuzione differita, erogata al dipendente nel momento in cui cessa il proprio rapporto di lavoro. Il tema, piuttosto complesso, riguarda tutti i lavoratori del settore privato e del settore pubblico (rientranti nelle categorie del pubblico impiego contrattualizzato). Il TFR è erogato sia nelle ipotesi di pensionamento, sia nei casi di licenziamento individuale e collettivo, dimissioni e altre fattispecie che interrompono il rapporto di lavoro. Viene calcolato accantonando, per ciascun anno di servizio, una quota pari al 6,91% dell’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso. Sta poi al lavoratore scegliere dove destinare il proprio Tfr, ossia se mantenerlo sotto forma di liquidazione da incassare alla risoluzione del rapporto di lavoro oppure se costituire una pensione integrativa.

GOVERNO – L’idea dell’esecutivo sarebbe quella di trasferire subito il 50% del Tfr nelle buste paga dei lavoratori, e lasciare l’altra metà alle imprese. Quanto meno per un anno, più probabilmente per due o tre anni, a cominciare dai lavoratori dipendenti del settore privato. Secondo le prime indiscrezioni, l’erogazione del 50% del Tfr potrebbe avvenire in un’unica soluzione annuale. La scelta spetterebbe comunque al lavoratore.

LEGGE DI STABILITÀ – Quest’ipotesi rientra fra quelle contempalete nel dossier per la messa a punto della legge di stabilità, che il governo punta a varare il prossimo 10 ottobre. Conterrà una manovra che si aggirerà sui 15 miliardi, con cui l’esecutivo conta di mantenere gli impegni presi (bonus Irpef permanente, nuovo taglio all’Irap, 1 miliardo per l’annunciata riforma della scuola e una dote da almeno 2 miliardi per il riordino degli ammortizzatori sociali legato al Jobs Act).

Renzi si arrampica sugli specchi per cercare di trovare la quadra. Resta da vedere se stavolta la pensata del suo Governo sia più efficace di quella degli 80 € in busta paga, che sono serviti solo a far raggiungere il 41% al PD, il partito di cui il premier è anche segretario. Ma qui non si tratta di far veleggiare il Pd, ma di risanare l’Italia, e mi sembra che non si sia ancora imboccata la retta via.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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