Concordia, il caso De Falco in Senato. Il comandante: «Io vessato dai superiori». L’ammiraglio Angrisano: «Normale avvicendamento»
ROMA – Audizione in Senato, oggi 8 ottobre, per il capitano di fregata Gregorio De Falco. «Dopo 20 anni di servizio essere pagato per nulla non mi va», ha detto il comandante in servizio alla Capitaneria di Porto di Livorno, celebre per aver intimato a Francesco Schettino, la sera del naufragio della Costa Concordia, di tornare immediatamente a bordo della nave che aveva abbandonato.
De Falco, recentemente destinato ad altro incarico, non più operativo, ma di tipo solo amministrativo, aveva sollevato polemiche riguardo a quello che considera un atto di rimozione. E oggi è stato ascoltato in Senato.
«La cosa – ha rilevato De Falco di fronte ai senatori – non mi fa certo piacere, ma non è una questione personale. Nell’incarico che mi hanno dato non c’è alcuna responsabilità diretta».
Dopo la Concordia, ha aggiunto, ci sono state «disapprovazioni da parte di un mio superiore». «Questo trasferimento – ha detto ancora De Falco – è il punto d’arrivo di un percorso che assume la connotazione di vessazione. Questo non è un avvicendamento, è una sostituzione con destituzione».
Per De Falco nel nuovo incarico il suo apporto «non ha più alcuna valenza». Lascerà le Capitanerie? «Valuto qualunque ipotesi – ha risposto – al momento è astratta ma può trovare concretezza nel momento in cui questo lavoro per me non dovesse avere più alcun significato».
In audizione al Senato è stato ascoltato anche il comandante generale delle Capitanerie di Porto, l’ammiraglio Felice Angrisano. Quello del capitano Gregorio De Falco è stato un «avvicendamento ordinario e fisiologico», ha dichiarato Angrisano.
«Gli incarichi non possono essere mantenuti sine-die e l’amministrazione non può accordare a un singolo ciò che nega ad altri in pari condizioni – ha sottolineato l’ammiraglio -. Può essere un’Amministrazione prigioniera della notorietà di un singolo? Il Corpo non può essere prigioniero dei singoli».