Regioni, spese pazze: Renzi pretende i tagli (in Emilia una consigliera ha chiesto perfino il rimborso di un sex toy)
ROMA – Si moltiplicano in tutt’Italia le inchieste sulle spese delle regioni, che hanno dimostrato una realtà superiore a ogni immaginazione. Dal Lazio al Piemonte, dalla Calabria al Veneto la magistratura ha levato il velo su un mare di sperperi e di approfittamenti che non ha eguale. Per ora si sono salvati solo pochi enti regionali, fra i quali la Regione toscana, anche perché non si conosce se la locale magistratura sia andata a fondo nelle verifiche di competenza. In Toscana determinate inchieste sembrano o non iniziare o procedere molto lentamente.
Resta il fatto che le Regioni sembrano le principali responsabili della spesa pubblica esplosa e fuori controllo, e prima o poi ci si dovrà decidere ad incidere sulle loro spese. I 4 miliardi pretesi dal Governo come riduzione per tutte le Regioni sono già un buon inizio, ma ancora non basta. Nonostante le resistenze dei Governatori, che hanno fatto fronte unico contro i sacrifici, Renzi deve andare avanti con coraggio e sfrondare sempre più le competenze e le finanze gestite da questi enti che hanno sperperato denaro pubblico a volontà.
La storia delle spese pazze di questi enti – il cui ridimensionamento quanto a finanze e competenze è essenziale, se si vuole veramente risanare la finanza pubblica – si è arricchita di un nuovo capitolo riguardante uno degli enti considerati finora tradizionalmente virtuoso: l’Emilia Romagna.
L’inchiesta giudiziaria in atto ha scoperto rimborsi chilometrici e pasti, regali, feste di compleanni, cene di beneficenza. E persino un “sex toy” messo a rimborso tra le spese di una consigliera regionale. Sono alcune delle voci contestate negli avvisi di fine indagine in notifica a componenti di quell’assemblea. Gli indagati sono 42. Sarebbero coinvolti tutti i gruppi dell’assemblea legislativa. Sono stati notificati avvisi ai capigruppo, che rispondono, secondo quanto si apprende, di peculato sia per le spese in proprio che per omesso controllo dei rimborsi dei consiglieri del loro gruppo. Ai capigruppo è dunque contestata l’intera cifra che si ritiene un gruppo abbia speso senza pertinenza con l’attività di consigliere regionale.
La somma complessiva contestata ai consiglieri ammonta a 2 milioni e 87mila euro. L’inchiesta sulle spese pazze era stata avviata oltre due anni fa. Da ottobre 2013 risultavano indagati i nove capigruppo che hanno ricevuto le notifiche. L’inchiesta riguarda il periodo giugno 2010-dicembre 2011. In attesa di conoscere nuovi capitoli di questo genere riguardanti altri enti. E intanto paga Pantalone.