L’OCSE vede un 2015 ancora nero per l’economia italiana: la crescita non riparte
L’Ocse pubblica il suo Outlook semestrale e conferma le difficoltà dell’Italia: ridimensionando di nuovo le stime precedenti. Un altro anno di crescita timida e una lieve ripresa nel 2016, causata dal ritorno degli investimenti e del buon andamento delle esportazioni . Alla fine del 2014 il Pil, scrive l’organizzazione con sede a Parigi, sarà sceso dello 0,4%, con un calo dello 0,5% nell’ultimo trimestre. Per il 2015 è atteso un modesto +0,2% – la ripresa dovrebbe affacciarsi nel corso del secondo semestre – e per il 2016 un +1%. Un andamento inferiore a quello di alcuni Paesi dell’Eurozona, e a velocità ridotta. L’area euro infatti chiuderà il 2014 a +0,8% per crescere dell’1,1% nel 2015 e dell’1,7% nel 2016.
EUROPA – «La corsa dell’economia globale resta lenta» scrive Catherine L.Mann, capo economista dell’Ocse. In Europa la disoccupazione resta altissima e il tasso di inflazione continua ad essere molto lontano dall’obiettivo. In Italia, «la disoccupazione comincerà a diminuire nel 2016, ma resterà a livelli elevati, mentre gli aumenti dei salari sembrano destinati a rimanere modesti». Si stima un tasso di senza lavoro al 12,4% nel 2014, 12,3% nel 2015 e 12,1% nel 2016.
CRESCITA – L’Ocse giudica positivamente i tentativi di Italia e Francia di rilanciare la crescita. «Il ritmo di riassetto strutturale dei conti più lento rispetto agli impegni precedenti proposto da Francia e Italia nelle loro leggi di bilancio 2015 pare appropriato», perché «può dare alle riforme strutturali già concordate e alle politiche monetarie accomodanti una possibilità di rilanciare l’attività economica».
ITALIA: Resta però sospeso tra preoccupazione e ottimismo il giudizio sul nostro Paese, applaudito per l’impegno sulle riforme «che devono proseguire con determinazione» ma criticato sul fronte dell’indebitamento che non accenna a diminuire. Nel prossimo anno il debito toccherà il 132,8% del Pil. L’Ocse prevede per l’Italia un deficit al 3% del Pil quest’anno seguito dal 2,8% nel 2015 (contro il 2,6% programmatico del Governo) e in discesa al 2,1% nel 2016.
BCE – La ripresa dipenderà anche dalle politiche della Bce. Buona parte delle speranze è affidata alle politiche monetarie della Banca centrale europea, che dovrebbero consentire la ripartenza del credito a famiglie e imprese, consolidando le esportazioni. L’impatto delle politiche fiscali nel 2015 sarà modesto: i tagli alle tasse saranno compensati dalle riduzioni di spesa. La disoccupazione comincerà a scendere solo nel 2016, mantenendosi comunque su livelli troppo elevati (12,1%). In Italia il Jobs Act, potrebbe aiutare un rilancio degli investimenti, anche se la «ripresa resta rompo debole per prevedere una crescita dei posti di lavoro». L’Italia resta osservata speciale soprattutto per il debito, un macigno che la rende particolarmente vulnerabile.
Dunque anche l’Ocse traccia un quadro in chiaroscuro del nostro Paese e ritiene indispensabile che si agisca soprattutto per ridurre la montagna di debito pubblico. ma questo si può fare soltanto riducendo drasticamente le clientelke e le poltrone politiche e non sembra questa la strada imboccata dal Governo Renzi.