Toscana, è allarme nuove mafie. L’analisi del prefetto Varratta e del procuratore Creazzo
FIRENZE – Questa mattina in prefettura a Firenze si è svolta una conferenza con i vertici delle forze dell’ordine provinciali e regionali per fare il punto sulle infiltrazioni della malavita organizzata in Toscana. Presenti il Prefetto Luigi Varratta e il procuratore della Dda antimafia Giuseppe Creazzo.
VARRATTA – Al termine Varratta ha così riassunto il risultato della riunione. «In Toscana la criminalità organizzata albanese e quella cinese hanno fatto un salto di qualità.La criminalità albanese si può equiparare alle nostre organizzazioni criminali tradizionali poiché è una criminalità organizzata, ha raggiunto una certa leadership, su base familistica, e si muove con grande abilità sul nostro territorio, supportata logisticamente dalla presenza di connazionali in Italia». Tra i settori in cui è più presente, riciclaggio, droga, prostituzione. Per quanto riguarda la mafia cinese, «ha allargato il suo raggio di azione a droga e prostituzione. Nel complesso – ha precisato il prefetto, – la Toscana non è terra di mafia, ma questo non significa che non ci siano non presenze mafiose, che riguardano le criminalità organizzate di tipo tradizionale, ma a cui si aggiungono anche nuove criminalità, tra cui anche gruppi organizzati che annoverano persone di origine meridionale che non hanno alcun legame con le mafie di tipo tradizionale».
PROTOCOLLO – Il prefetto ha annunciato per i prossimi mesi la firma di un nuovo protocollo di legalità per la provincia di Firenze, simile a quello precedente al quale hanno aderito tutti i 42 comuni del territorio, che prevede tra l’altro la necessità della certificazione antimafia anche per gli appalti pubblici minori, il cui importo non raggiunge la soglia di rilevanza comunitaria.
CREAZZO – «Abbiamo tanti fenomeni di cosiddette ‘nuove mafie’ che sono presenti anche nel territorio toscano pur non avendo certamente radicamento sociale». Così il procuratore capo di Firenze e della Dda Toscana Giuseppe Creazzo, rispondendo alla domanda di un giornalista circa la possibilità, in Toscana, di un’inchiesta simile a quella della Dda di Roma che ieri ha portato all’arresto di 37 persone. «Non è necessario – ha detto Creazzo – che si tratti di ‘ndrangheta, camorra o Cosa Nostra, basta che ci sia un gruppo di persone organizzate per commettere delitti, e allora lì si contesta tranquillamente il reato di associazione mafiosa. I fenomeni di infiltrazione sono numerosi e sono anche stati giudiziariamente accertati più volte» ha dichiarato, precisando che «le antenne vanno tenute sempre dritte perché le mafie si interessano di tutto ciò che muove denaro».
Dunque piena sintonia di vedute e di analisi fra prefetto e procuratore: la Toscana non è terra di mafia, ma nei nostri territori esistono fenomeni di cosiddette nuove mafie, in parte straniere, verso le quali deve essere tenuta sempre alta la guardia da parte delle istituzioni.